In quei due giorni la prevalenza su tutti i ciarlatani soliti, e su gli altri che ingombravano la piazza, la prendevano i dentisti ed i ciarlatani di lusso, che venivano di fuori di Firenze. I più celebri furono un certo Niccolai, un tal Billi, Trentuno, e più tardi il Tofani, che fu l'ultimo della specie.
Il Niccolai che veniva da Pistoia, si fermava dinanzi alla Posta; e standosene ritto sul suo cadesse, tutto polveroso o infangato, spiegava al pubblico di contadini e di vagabondi, - dei quali grazie a Dio non c'è mai stata penuria - che lo attorniavano in folla stando ad ascoltarlo a bocca aperta, tutti i meravigliosi pregi di certi suoi cerotti per le piaghe d'ogni genere e d'ogni origine; degli unguenti per i dolori d'ogni specie, compresi quelli morali; acque per le malattie d'occhi, da fare accecare chiunque; e rimedi miracolosi per gli zoppi che a sentirlo, dovevan buttar via le gruccie, non rimanendo però responsabile se dando retta a lui, sarebbero andati a gambe all'aria.
Il Billi si piantava con la sua carrozza un centinaio di passi distante dal collega, più che rivale, vendendo i soliti intrugli, i soliti rimedi, che dopo tante incertezze e mezzi pentimenti, molti contadini sempre diffidenti delle cose buone ma creduli alle ciarlatanerie, finivan per comprare, avendo anzi tutt'a un tratto la paura di non fare a tempo ad acquistare il prezioso e miracoloso unguento.
Ma il più caratteristico, il più curioso, era il famoso dentista Trentuno. Egli faceva il suo ingresso trionfale in Piazza del Granduca sopra un cavallo piuttosto arrembato, seguìto dal figliuolo, pure a cavallo, e carico di borse di pelle portate a tracolla, piene degli istrumenti necessari a quella specie di tortura.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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