Pagina (424/714)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Il vecchio Trentuno, stando sempre sul suo ronzino, cominciava a predicare contro il male dei denti come se fosse stato un nemico visibile, facendo una grande impressione sui disgraziati che gli facevano cerchio, e che aspettavano a gloria che l'insigne professore si degnasse di levarglieli magari anche tutti, facendo un pianto e un lamento per non soffrir pių.
      Il circolo che facevano intorno a Trentuno quei poveretti con una gota gonfia, col viso acceso fasciato dalla pezzuola, era dei pių strani. Se non si fosse veduto su quei visigoti del dente, l'espressione d'un acuto dolore, ci sarebbe stato da ridere, tanto erano curiose le loro smorfie, e il desiderio che si leggeva ad essi negli occhi, di uscir presto da quel tormento.
      Dopo la sua arringa, l'egregio dentista che pareva Pietro l'eremita quando bandiva la crociata, si faceva avvicinare il figliuolo che senza smontar da cavallo neanche lui, gli porgeva i ferri, e quindi al primo contadino pių coraggioso che si presentava, gli faceva appoggiare senza tanti complimenti il capo sulla sua coscia, e in un batter d'occhio, gli levava un dente che spesso pur troppo.... non era quello malato!
      C'erano alcuni che cacciavano un urlo tale, da svegliare perfino il povero cavallo che destato cosė di soprassalto faceva uno scossone tanto forte, da buttare quasi in terra anche il paziente.
      Nell'estate poi, quando le mosche davan noia all'indomito destriero, questo se le scacciava cori la coda, un codone lungo che gli toccava terra, mettendo spesso i crini negli occhi a quei disgraziati, che per levarsi un male inciampavano in un altro peggiore.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





Trentuno Trentuno Pietro