Uno dei più bravi tra quei furfanti era un certo Mercurio, famoso per appiccicare dei cosiddetti cerotti a quei contadini, che se ne ricordavano finché campavano.
Se poi c'era qualcuno che voleva fare un baratto, questo per l'orologiaro diventava un affar d'oro addirittura. Cominciava dallo sberciare subito l'orologio vecchio, e diceva immancabilmente: - Che volete voi ch' i' faccia di questa cazzeruola ? - e lo restituiva facendo lo scontroso.
Il contadino si piccava e finché non aveva avuto un orologio peggio di quello che dava, aggiungendovi quindici o venti paoli non era contento.
Vedete per quali arcane vie la Provvidenza gastigava i contadini per quello che rubavano ai padroni!
La sera, Piazza del Granduca prendeva un aspetto tutto diverso. Non rimanevano che tre o quattro castelli di burattini, e qualcuno con le vedute del mondo nuovo, o della passione di Gesù, o della guerra di Napoleone. I ragazzi andavano a nozze e ci si spassavano e ridevano come non avranno più riso, dicerto da grandi, quando avranno creduto di divertirsi sul serio. La figura più caratteristica e che richiamava più gente, era un certo Martino, che tutte le sere verso le ventiquattro arrivava col suo carretto pieno di panieroni da cinque fiaschi, nei quali panieroni metteva uno sull'altro tanti piccoli piatti coperti, dove c'erano dei maccheroni freddi, che andavano via a ruba appena li metteva fuori. Questo cuoco.... a freddo, si piantava vicino alla cantonata di Via Calzaioli, sulla gradinata del palazzetto Bombicci, e non riparava a smerciare i suoi maccheroni.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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