Girando da Piazza dell'Olio, e attorno al Ghetto s'entrava in mille straducole e piazzette tutte ingombre di barroccini, di ceste di venditori in una confusione incredibile. Piazza de' Marroni, Piazza dell'Uova, Via delle Ceste, "La Palla" ove era l'antico Campidoglio, che Firenze, a similitudine di Roma, sebbene più in piccolo, volle avere all'epoca romana; e che negli ultimi tempi divenne un albergo, e qualche cosa di peggio frequentato dai soldati e dai giovinastri; ed abitato da certe donne che facevano appunto a palla d'ogni virtù e d'ogni decoro.
Dal vicolo della "Luna" appena largo un braccio, fetido e buio da farsi il segno della croce prima d'avventurarvisi, s'entrava nella caratteristica Piazza della Luna, sulla quale corrispondeva l'antichissimo palazzo di questa famiglia, che fu costruito sugli avanzi del Campidoglio e rispondente sulla Via de' Vecchietti.
Il popolo lo chiamava il "Palazzo della Cavolaia" poiché si raccontava come una paurosa leggenda, che ai tempi di Totila, mentre egli abitava nel Campidoglio, invitò i principali cittadini di Firenze chi dice a consiglio e chi dice a una festa.
S'entrava in quell'edifizio per la Via tra' Ferravecchi, oggi degli Strozzi, e accanto alla porta c'era una donna che vendeva erbaggi ed era chiamata la cavolaia. Essa vedendo entrar sempre persone nel Campidoglio, e mai uscirne alcuna, cominciò dopo qualche ora a metter sull'avviso coloro che continuavano ad arrivare: i quali, insospettiti, non entrarono nel tristo fortilizio, e scamparon così la vita; poiché si seppe che coloro che vi eran già entrati, erano stati a mano a mano fatti trucidare.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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