Il commercio desolò!
Questo Stenterello al quale si rivolgeva la canzone, era un salumaio.
In Piazza della Fonte intorno al pozzo, c'eran quelli che abbrustolivano sui fornelli i ceci e i semi di zucca; fra questi c'era un vecchio famoso per friggere le ciambelle, che anche i cristiani i quali attraversavano il Ghetto per far più presto, compravano ai loro ragazzi che ne erano ghiottissimi.
Era rinomato fra i venditori di quel luogo un certo Leone, che vendeva i polli e la tacchina scannati secondo il rito ebraico: ma egli non era rinomato per questo: sibbene per essere un sensale di cavalli conosciutissimo, ed era, a quei tempi, l'unico ebreo che maneggiasse i destrieri.
Era curioso il veder la mattina molti di cotesti ebrei con la balla legata dietro le spalle che uscivano di Ghetto a due e tre per volta per andare per la campagna o per le case a vendere la ghinea, la tela d'Olanda, le pezzuole d'Aleppo, e il cambrì. La maggior parte di essi facevan a credenza ed avevan le loro case fisse, ove vendevano a un tanto la settimana. E se non era puntuale l'avventore, era puntuale l'ebreo d'andare a riscuotere i denari!...
In Ghetto avevan le Sinagoghe o Scuole, gl'istituti d'istruzioni pei ragazzi e le botteghe ove si vendevano i commestibili alla loro usanza. Nell'insieme, quando lì non c'eran che ebrei non stavan male. Era una specie di repubblichetta; lo star chiusi a quel modo, mentre a prima vista poteva sembrare, ed era una crudeltà ed una barbarie, a molti di essi pareva un benefizio, e ci stavan volentieri, perché così nessuno vedeva ciò che accadeva là dentro.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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