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      Ed infatti, c'era fino a notte inoltrata un giuoco fortissimo; e le lagnanze di molti capi di famiglia che venivano a scoprire che i loro figliuoli passavan la notte in Ghetto a giuocare, a finire i patrimoni, e a far debiti a babbo morto, arrivarono fino al Granduca più e più volte, senza che trovasse mai il modo di ripararvi.
      Finalmente, il Presidente del Buon Governo, a tempo del gonfaloniere Pazzi, una bella notte fece occupare da una compagnia di granatieri e una squadra di birri tutte le piazzette, i vicoli, gli androni e le scale di quell'immenso laberinto, vennero sfilate le porte dei tre ingressi e portate via. La mattina dopo, quando i buoni ebrei si videro messi così allo sbaraglio, alcuni applaudirono, altri si lamentarono del provvedimento, perché ormai che erano avvezzi a star chiusi, volevano rimanervi. Ma s'ebbero a chetare, e lasciar gli ingressi senza porte, avendo dicatti che non accadesse loro di peggio. Per misura d'ordine chiesero e ottennero che vi fosse istituito un picchetto di gendarmi. Questo fatto rovinò il commercio.... notturno, e sparì il giuoco clandestino.
      Molte famiglie israelite fra le più distinte non abitavano nel Ghetto, ed avevano dimore bellissime e ricche, specie coloro che esercitavano l'industria, che pur ve n'era fra tanti, o l'alta banca, come i Della Ripa, i Lampronti, la ditta "Mondolfi e Fermi." Nel 1848 anche gli ebrei di "mezza tacca" cominciarono ad abbandonare il Ghetto ma l'abbandono si accentuò dopo il 1859, al punto che anco la residenza dell'Università israelitica esulò nel 1864 dal recinto e dalla casa che aveva per tanti anni occupato.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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