Non per rimpiangere quei tempi; Dio ce ne guardi! ma facevan più due birri che dieci carabinieri; ed era tanta la temenza che avevano i malviventi di essi, che difficilmente si opponevano, e piuttosto cercavano di darsela a gambe. C'eran però certi fegati, fra quei birri, tutta roba che era stata prima vin che aceto, che spesso li rincorrevano anche per mezz'ora e finivan per agguantarli, facendo poi i conti col bastone.
Fra i furfanti più rinomati, v'era un certo Bartelloni macellaro, detto per soprannome Picchiero, che dava da fare alla polizia più che tutti i ladri messi insieme. Per dato e fatto suo, spesso si metteva sottosopra Firenze. Costui era un uomo temuto per la sua audacia e per le aggressioni che commetteva impunemente di pieno giorno e nelle strade anche più frequentate. Quando egli si sapeva cercato, si nascondeva nei dintorni di Firenze, e spesso anche in città, destando il terrore in tutti, perché si sapeva uomo sanguinario e risoluto. Una volta da alcuni birri più astuti fu scovato e fecero per arrestarlo esortandolo col solito affabile mezzo del bastone, a non far resistenza. Ma la prima bastonata del birro andò a vuoto, perché Picchiero gli era scappato di sotto e correva come un barbero. E via i birri dietro. Ma il malandrino aveva buone gambe e seguitava a correre voltandosi ogni poco con la testa indietro come fanno i fantini per vedere a che distanza si manteneva dai suoi inseguitori. Vistosi però quasi raggiunto da uno di loro che pareva una lepre, secco, segaligno, tutt'ossa e nervi, con cert'occhi che parevan quelli del gatto la notte, Picchiero entrò in una casa che forse conosceva, e via su per le scale a tre scalini per volta.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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