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      Ecco perché il fiorentino veniva spesso, dagli altri italiani, tacciato di taccagno e di gretto. Costoro mostravano di non comprendere quanta più dignità, quanto più amor proprio ed orgoglio ci fosse, a non finirsi il salario ubriacandosi nelle bettole, e girar poi la notte cantando e schiamazzando per la città, mentre la famiglia soffre e spesso non ha da mangiare. Preferiva invece di vestirsi meglio, e spendere il guadagno in famiglia. Con questo non si può dire che Firenze fosse una città di santi e di modelli di virtù: troppo sarebbe; ma generalmente la popolazione era morigerata e civile.
      Nelle famiglie del popolo come in quelle signorili, si usava fare il pane in casa: e per la città si vedevano a tutte l'ore i garzoni di fornaio che uscivan dalle case dov'erano stati a prendere il pane, e con l'asse in capo, coperta da un pannolano, lo portavano in forno dal panicocolo. Ai bambini piccini e ai nipoti le nonne con l'avanzo della pasta facevano il chiocciolino, e gli omini a braccia aperte, la ghiottoneria più desiderata dai ragazzi d'allora.
      Ed a proposito del pane fatto in casa, è noto che il poeta Giambattista Niccolini innamoratosi della cameriera di sua madre l'avrebbe anche sposata, se una mattina, alzatosi di buon'ora non l'avesse colta in flagrante con un garzone di mugnaio, che portava in casa la farina per fare il pane: altro che pane! Ma tutto il male non vien per nuocere: sarebbe stato peggio dopo!...
      In tutte le case si poteva dire che gli usi fossero uguali. La mattina per colazione invece del caffè e latte come si usa ora, si faceva la pappa nel pentolo, spesso affumicato, perché si faceva il fuoco a legna che si accendeva coi trucioli; i ragazzi si mandavano a scuola col paniere della merenda, la quale consisteva soltanto in una fetta di pan col burro, o un fico secco, o una mela, o una diecina di baccelli, o un mazzetto di ciliege o una fetta di pattona a seconda della stagione.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





Firenze Giambattista Niccolini