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      Sembrano queste minuzzaglie, notizie insulse e da non doversene tener quasi conto; ma in una storia di costumi e di usi, non è ozioso il ricordare anche le cose minime e di secondaria importanza.
      Le pratiche religiose in ogni famiglia erano osservatissime; forse più per abitudine che per convinzione: ma tutti figuravano di farlo per coscienza.
      Quando suonava mezzogiorno, nelle case e nelle scuole si diceva l'Angelus Domini; molti bigotti si levavano il cappello anche per la strada e si segnavano biascicando la prece. La sera alle ventitré, un'ora prima dell'Ave Maria, si diceva il Credo per gli agonizzanti; e alle ventiquattro l'Angelus Domini come a mezzogiorno. All'un'ora poi, in tutte le famiglie s'interrompeva il crocchio o la conversazione per recitare il Deprofundis. Le nonne, che eran le massaie, troncavano a mezzo le novelle che stavan raccontando ai nipoti e dicevano: - Bambini, diciamo il Deprofundis a' nostri poveri morti. -
      Tanto all'alba quanto a mezzogiorno uscivano fuori da Palazzo Vecchio, da Pitti, e da ogni altro Corpo di Guardia i soldati per la preghiera: si mettevano a rango col fucile a pied'arm, e dopo due rulli di tamburi facevano il saluto colla mano sinistra; al terzo rullo dietr' front e posavano i fucili.
      In moltissime case, se non in tutte, si diceva il Rosario e quindi, nell'inverno, si faceva veglia lavorando. I pigionali d'uno stesso casamento per risparmiare il lume e al tempo stesso per farsi compagnia, e dir male del prossimo, si riunivano da un di loro.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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