Dopo questa lezione, il signor Ciantelli mitigò il rigore, per paura che se il sistema del marchese Torrigiani avesse preso piede, un giorno o l'altro bastonavano anche lui. E sarebbe stata una manna!
La vita fiorentina di quei tempi era così ristretta, che ogni cosa da poco prendeva l'importanza d'un avvenimento. Lo provò il fatto quando nel 9 aprile 1827 il Magistrato della città accordò al canonico Gaetano Caprara di poter collocare nella casa di sua proprietà, posta in Via della Scala, il busto "in rilievo" rappresentante il beato Ippolito Galantini che in quella casa abitò e vi morì.
Quando il canonico Caprara fece mettere il busto a posto, pareva che avesse rivoltato il mondo. Tutti accorsero in Via della Scala ad ammirare, a guardare, a perdersi in mille chiacchiere, quasi che si fosse trattato del più grande uomo della terra o della cosa più straordinaria. E questo seguiva anche per fatti di minore importanza. Basterà rammentare il buzzurro di Piazza Pitti - che stava a far le ballotte, le bruciate e la pattona, dove ora è il tabaccaio - il quale tornando nel 1830 a Firenze, portò la novità del cacio che oggi si dice d'Olanda, e che allora dal popolo si chiamava sbrinze. L'astuto svizzero mise una forma di questo cacio, grande quanto un tavolino tondo da caffè, sotto una gran custodia di vetro; e i ragazzi e anche la gente d'età ci si fermava incantata per diversi giorni, a guardar tanta meraviglia, credendo che ci volessero tesori per poter mangiare di quella delizia; ma quando videro che era una cosa che tutti potevan comprare per pochi soldi, non lo guardaron più nemmeno.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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