Costui, nella sua umile condizione non avrebbe mai preveduto, che un suo figliuolo, Gaetano Bianchi, nato nel 1819 in quella povera casetta sulla pigna del ponte, sarebbe un giorno divenuto un artista provetto e di gran merito, esercitando la pittura a buon fresco e facendosi l'iniziatore del restauro e l'imitatore delle pitture degli antichi maestri, molte delle quali per merito suo furono in tempo salvate e restituite all'ammirazione degli artisti e degli studiosi.
In Gaetano Bianchi, il figlio del Rosso, nacque la passione dell'Arte in un modo assai singolare. Suo padre lo mise da ragazzo a fare il legatore di libri nella cartoleria Pistoi in Condotta, dove il maestro gli dava a lavare, con certi acidi, alcune pergamene tutte miniate, per fare sparire gli ornati e le figure, onde servirsene poi per le culatte delle filze. A cotesto bambino, passava l'anima di dover distruggere tante belle pergamene storiate, che il Pistoi comprava dai servitori delle case signorili e anche dai custodi dell'Archivio: e prima di distruggerle le lucidava alla meglio, come poteva. Quello fu il primo passo per, divenire artista.
Nella casa di Via Santa Reparata, dove Gaetano Bianchi morì nel 1892, molti artisti ed ammiratori suoi, col consenso del Comune, vollero porre una lapide, in memoria d'un uomo che da modesta origine seppe illustrare il proprio nome.
Tanto nei bagni della "Buca del Cento" quanto in quelli del Fischiaio vi era poco riguardo, perché stavan mescolati insieme le donne, che andavano a fare il bagno portando seco i ragazzi forse perché vedessero più presto come stavan le cose, e gli uomini che per costume e per rispettar la decenza si legavano alla vita un fazzoletto a fisciù! e ringraziare Iddio!
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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