I bagni dei buontemponi e delle persone che potevano spendere perché ci voleva mezzo paolo - 28 centesimi - erano quelli della Zecca Vecchia in fondo a Via delle Torricelle, su una piazzetta detta la "Piazza della Ghiozza" dove, in una ventina, andavano i dragoni a far gli esercizi. Quei bagni comunemente si chiamavano i Matton rossi, perché dove si faceva il bagno era ammattonato; e col movimento continuo dell'acqua, i mattoni si mantenevan sempre rossi. Anche quei bagni erano all'aperto, e vi andavano soltanto le persone a modo, fra le quali vi eran dei notatori di polso, perché era un luogo pericoloso, non solo a causa delle correnti e dei molinelli, ma anche per la profondità, che era piuttosto ardita. I Matton rossi confinavano col giardino dello Scoti, che vi aveva la filanda della seta a cui serviva di forza motrice l'acqua dell'Arno.
Passata la porta della Zecca Vecchia, in prossimità della quale si vedeva sulle mura lo stemma de' Medici, si traversava un androne dov'eran quelli che macinavan la gallonea per i conciatori; v'erano pure diversi pigionali, e perfino un bottegaio e un vinaio, dai quali, dopo il bagno, molti si fermavano a mangiare il fritto di pesci d'Arno, o a fare uno spuntino con l'affettato e un buon bicchier di vino. I pesci d'Arno andavano anche a mangiarli da un oste chiamato il Dottore, perché medicava clandestinamente certe malattie; ed aveva bottega sull'Arno alla Piagentina, passate le Molina dove andavano a bagnarsi i nuotatori più appassionati, che per mostrare la loro valentìa preferivano la Casaccia, così chiamata da un'antica casa di navalestro rovinata, luogo pericolosissimo, perché i molinelli e i gorghi dell'acqua eran tremendi, e la profondità grandissima.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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