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      Sembravan tante serate di gala.
      Se nel carnevale si davano le opere dei più celebri maestri, nell'autunno e in quaresima, poiché la Pergola era l'unico teatro che potesse stare aperto di quaresima, si davano le opere nuove e spesso anche troppo adattate a quelle sei settimane di penitenza, sebbene vi prendessero sempre parte artisti di cartello.
      Ma era anche da ammirarsi la modestia del maestro; poiché il suo nome nel libretto, bisognava andare a cercarlo col fuscellino, non essendo messo mai sulla copertina o sul frontispizio,ma sivvero dopo i personaggi e anche dopo il coro. C'era scritto semplicemente: "La musica è del signor maestro tal dei tali."
      Nella "Didone" melodramma per musica del maestro Ferdinando Paer vi cantò la prima volta che fu rappresentata, cioè nel 1817, il signor Amerigo Sbigoli, nientemeno che "Accademico filarmonico di Bologna." nella parte di Enea; e in quella di Jarba re dei Mori il sor Pietro Bolognesi; la parte di Didone la faceva la signora Fanny Ecckerlin.
      In quella primavera fu anche dato un ballo pantomimo (!) intitolato "Armida e Rinaldo" composto dal signor Antonio Landini, il quale ne spiegava in poche righe al "pubblico rispettabile" il soggetto, e lo avvertiva che essendo necessario fra l'atto quarto e quinto un intervallo, uscendo dal tema del Tasso, aveva stimato bene di aggiunger di suo "l'episodio di due ninfe che tentano di sedurre Carlo e Ubaldo, per far comodo al preparativo della decorazione" e, nel tempo stesso, per non render conto a Dio dell'ozio!


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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