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      Abituati all'uggia e alla smania dei pubblici divertimenti, o alle becerate di tanti bighelloni, che in occasione di feste vengono oggi dalla campagna e dai sobborghi a screditare la fama di città civile a Firenze, non possiamo farci un'idea di che cosa fossero i divertimenti popolari dei secoli passati.
      I terrazzani, gli ortolani di sotto le porte ed i campagnoli, venivano allora in città come modesti e timidi spettatori, non per portarvi la tracotante loro ignoranza, l'aberrazione ripugnante della loro ubriachezza, o per rifugiarvisi dopo commesso un delitto. Le bastonature e le lotte dei tempi scorsi, erano tra brigate e brigate, per gelosia momentanea dì precedenza, per bramosia di comparir più degli altri; ma c'era sempre quel non so che di battagliero e di marziale, che oggi non c'è davvero; perché in quattro o cinque, s'insulta o si provoca uno, gli si dà un paio di coltellate e si scappa.
      Allora c'era più fierezza, più coraggio, e un'altra nobiltà di sentimento e d'onore.
      In tutte le strade, la sera della vigilia dell'Epifania, si vedevano alle finestre qua e là dei fantocci illuminati, rappresentanti per lo più donne vecchie e brutte, o la caricatura de' re magi, o d'un personaggio qualunque. Molte brigate giravan per la città seguite ognuna da una turba di ragazzi e di giovanotti, con trombe, con chitarre, fischi, e ogni sorta di strumenti. Queste brigate eran sempre, s'intende, precedute da una gran Befana infilata in una pertica, e giravan finché avevan gambe, portando a spasso la Befana.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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