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      Quando una di queste brigate s'incontrava in un'altra, il frastuono, il chiasso, diventava sbalorditivo. Si finiva per non sentir più nemmen nulla. Le osterie eran piene zeppe, e si cantava e si suonava, bevendo come spugne.
      A poter rivedere Firenze di quei tempi, sia pure per una mezz'ora, ci sarebbe da rimanere a bocca aperta.
      Anche le arti facevano ognuna la propria befanata, e la sera appunto del 5 gennaio 1589, i setaioli portavano a spasso la loro befana, che era la più bella e la più ricca, tutta vestita in ghingheri, di seta, e con mille ornamenti. In via della Condotta, questa comitiva numerosissima dei setaioli, s'incontrò nella carrozza del marchese Sampieri di Bologna. Quelli della befana imposero al cocchiere di tornare addietro, o di entrare in una di quelle straducole laterali, per lasciar passare il rumoroso corteggio, che in una strada stretta come era quella di Condotta, avrebbe dovuto dividersi e disordinarsi per dar luogo alla carrozza. Il cocchiere, un certo Antonio Mondini, egli pure bolognese, non intendeva ragione; e gli altri seguitavano a sussurrare e a volerlo far tornare addietro. I cavalli, una pariglia morella stupenda, sbuffanti e cogli orecchi ritti scalpitavano e s'imbizzarrivano. Dalle narici si vedeva uscire il fiato, al lume delle torce, come i1 rifiuto d'una macchina a vapore, ed il cocchiere che durava molta fatica a tenerli, intimò sul serio, che gli sgombrassero il passo. Ci fu qualcuno allora, che indispettito dalla soperchieria del marchese Sampieri, che affacciato allo sportello gridava al cocchiere di tirare avanti, e dalla tracotanza del cocchiere stesso, si avventò alla testa de' cavalli per farli andare indietro.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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