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      Era quella una cosa veramente ed esclusivamente fiorentina, tipica addirittura, e d'una signorile eleganza.
      Vi intervenivano i Sovrani con la Corte e le cariche dello Stato col segno della maschera al cappello, cioè con la morettina legata attorno al cappello a tuba - oggi si direbbe cilindro. - Il luogo di riunione della Corte era "in una delle stanze della Regia Zecca," espressamente preparate dalla Regia Guardaroba.
      Il Passeggio delle maschere poteva dirsi un grande veglione pubblico di giorno. Le maschere che v'intervenivano erano non soltanto belle e spiritose ma di lusso addirittura. Lo scherzo era garbato ed il frizzo e la barzelletta, se pure qualche volta un po' salaci, non erano mai impertinenti. Il Granduca e la Granduchessa coi Principi, giravano tra la folla compiacendosi d'essere in mezzo a quell'allegria, a quel chiasso, corretto ma vivace, e ridevano e si divertivano quando qualche mascherina più ardita si avvicinava al Granduca e gli diceva, con la voce stridula convenzionale delle maschere: - Addio, Leopoldo, ti conosco, sai! - Oppure alla Granduchessa: - Addio, Tonia, se' bona! - O anche: - Come tu se' bella! felice lui!... - accennando il regio sposo!
      Fino dalla metà del secolo passato si solevano costruire di legname alcune botteghe in fondo agli Uffizi, per chiudere il passo dalla parte dell'Arno. Quelle botteghe, in numero di cinque, venivan date in affitto a tre chincaglieri e due ad uso di "acquacedrataio e biscotteria per decoro e miglior servizio della festa.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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