Ma col tempo non si trovò più nessun negoziante che le volesse occupare neanche gratis. Nel 1818 il Magistrato civico deliberò di costruirne due soltanto
ad uso di caffè e di bozzolaro." E siccome anche queste non le volle nessuno, perché era più lo scapito del guadagno, così nel 1830 il Magistrato "a proposizione del signor Gonfaloniere" ordinò che tanto nel carnevale di quell'anno quanto negli anni futuri non venissero più erette "in fondo agli Uffìzi" le due botteghe di legname perché non vi eran più "attendenti per fornirle, come costumavasi in addietro," e anche perché non erano più "di verun riparo al passeggio delle maschere ne' soliti giorni," veduto che la gente, alla quale era vietato l'ingresso perché non decentemente vestita, e specie i ragazzi, dalla parte dell'Arno trovava modo di passare di sotto i banchi alzando la tela dipinta a pietra.
Così la Comunità per l'avvenire risparmiò "una spesa affatto inutile," tanto più che vi rimaneva sempre quella, per quanto lieve, occorrente agli "opranti per mettere e riportare le catene, presso gli Uffizi lunghi e corti," in occasione dei corsi delle maschere o passeggio.
Durante il carnevale oltre ai teatri ed ai veglioni avevan luogo a Corte feste da ballo e pranzi di gala con tale profusione di serviti da tavola, ricchezza d'argenterie, di vasellami d'oro, e di antichi parati, da superare, come s'è riferito altrove, qualunque Corte d'Europa a detta dei medesimi principi e regnanti stranieri, che più volte intervennero ai pranzi di Palazzo Pitti.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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