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      Entrando in una chiesa nel secolo XVII, pareva d'entrare in una profumeria, tanto era esagerato l'uso nelle dame come nei gentiluomini, di profumarsi.
      Secondo la moda di Spagna, che allora in fatto di eleganza dettava legge a tutta l'Europa, gli odori più in voga erano l'ambra, lo zibetto, ed il muschio; odori acutissimi, che oggi non si potrebbero sopportare nemmeno all'aria aperta: ed invece profumavano i guanti, i ventagli, gli abiti, e perfino la cioccolata e le bevande!...
      Il Granduca con tutta la Corte assisteva quasi sempre alle prediche che si facevano in Duomo; onde il concorso era enorme. Tant'è vero, che chi voleva esser sicuro "di aver buon luogo" - dice un cronista in certi suoi ricordi manoscritti sulle usanze di Firenze - "e non poteva trattenersi, per avere a sentir messa o altra occupazione, lasciava sulla panca qualche cosa; come libro, chiave, fazzoletto o altro; il che da chi arrivava si intendeva per luogo preso, e se gli portava rispetto; ed il padrone al ritorno ritrovava la sua roba ed il luogo. Ma verso il 1676 fu dismesso quest'uso, forse perché mancò la fedeltà; o anche perché in quell'anno essendo in Duomo un predicatore che attirava un gran concorso, molti gentiluomini per essere sicuri d'aver "buon luogo," man davano a buon'ora uno dei loro staffieri in livrea, per mettersi a sedere a serbarglielo."
      Questa nuova usanza durò molto più di quella di lasciare un libro, una chiave, o un fazzoletto, perché - bisogna render giustizia all'onestà dei nostri antichi - non si diede mai il caso, che un signore andando a prendere il posto che s'era fatto serbare alla predica dallo staffiere, questi fosse stato portato via; perché degli staffieri non ne fu mai rubato uno.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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