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      Quando egli entrava in chiesa, andavano ad incontrarlo tutti i cavalieri vestiti della loro divisa, cioè corazza e gambali di ferro; e sopra, il gran mantello bianco colla croce rossa dalla parte sinistra. Il Serenissimo si inginocchiava dinanzi all'altar maggiore, facendo, o figurando di fare, una breve preghiera. Quindi si vestiva da Gran Maestro dell'ordine di Santo Stefano, e si assideva sul trono. I cavalieri, allora, andavano, uno per uno, ad inchinarglisi dinanzi, baciandogli un lembo dell'abito. Dopo, si cominciava la gran messa in musica: ed all'Evangelo otto cavalieri col torcetto in mano si disponevano attorno all'altar maggiore, e dall'Offertorio sino alla fine ne andavano altri quattro. Quando monsignor Priore mitrato, si recava con tutto il clero a comunicare il Granduca, i due cavalieri più giovani gli reggevano il "drappo." Dopo il Granduca, si comunicavano tutti i cavalieri, sei per volta; e terminata la messa, con una candela in mano per uno, sfilavano in processione per la chiesa in mezzo ad una folla enorme di popolo estatico, e riaccompagnavano il Granduca fino alla porta, dopo che si era spogliato delle insegne di Gran Maestro.
      La sera del giovedì santo, verso l'un'ora, molte compagnie andavano a visitare i sepolcri processionalmente, disciplinandosi; ma probabilmente non picchiando tanto forte, cercando forse anche di sbagliare le spalle del compagno con le proprie. Tanto, al buio tutte le busse erano uguali; ma se qualcuno riconosceva la mano come fanno i cavalli, allora eran botte da orbi, e nessuno s'accorgeva di nulla perché lo credevano effetto di cristiano fervore.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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