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      Se lo facessero oggi, finirebbe a coltellate.
     
      Nei tempi più moderni, all'epoca cioè di cui ci occupiamo, la quaresima aveva tutt'altro carattere, e cominciava già a modernizzarsi, per quanto ancora ci corresse di molto da quello che è ora, e di cui nessuno quasi se ne accorge.
      Prima di tutto, l'Arcivescovo di Firenze si presentava ai Sovrani nell'ultima settimana di carnevale, per presentar loro la pastorale per il digiuno della quaresima; il quale digiuno era quasi sempre ridotto più ad una semplice formalità che ad altro; poiché la magistratura civica, quando s'era a dicembre d'ogni anno, prendeva una deliberazione, che variava soltanto nella indicazione dei generi di cui vi era carestia, per ottenere la dispensa dal digiuno.
      La deliberazione, che come memoria di quei tempi merita di essere riportata nella sua integrità, diceva:
     
      Considerando che la rigorosa osservanza della quadragesima, quanto all'uso dei cibi magri può difficilmente adattarsi alle abitudini ed ai bisogni fisici ed economici degli abitanti di questa Città, oramai assuefatti per lungo corso di anni, mercè l'indulgenza dei Supremi fattori della Chiesa cattolica, a fare uso del cibo salubre e nutritivo delle carni in quei giorni che viene permesso nel corso dell'anno; che in quest'anno si aggiunge la circostanza marcabile dello scarso raccolto dell'olio, e della mancanza degli erbaggi, cadendo il tempo quaresimale nella stagione più rigida, oltre l'insalubrità dei salumi, ed il carissimo prezzo del pesce, che non può provvedersi dal comune del popolo, che finalmente la massima parte delle famiglie vien composta di vecchi, fanciulli, e malsani, incapaci di reggere all'astinenza delle carni, onde i pochi individui compresi in dette famiglie, i quali potrebbero forse resistere con qualche sforzo e sacrificio a detta rigorosa privazione, si trovano costretti per ragione di domestica economia ad uniformarsi al bisogno de' più deboli, non potendo sostenere la spesa di due tavole, una cioè di cibi da grasso, e l'altra di cibi magri, ed anche per evitare il pericolo della promiscuità de' cibi;


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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