I signori priori nel dì 9 giugno 1830 per troncare la questione dissero "che i concorsi di popolo soliti farsi da tempo immemorabile nei giorni delle domeniche di quaresima nella città e fuori delle Porte della medesima, non erano propriamente fiere e mercati, ma bensì passeggi di carrozze e di popolo pedestre senza che vi si facessero contrattazioni di veruna sorta, meno che al minuto di cose appartenenti al genere de'commestibili; onde non sapevan comprendere il motivo di rinforzare guardie per detto oggetto col titolo colorato di fiere. Che gli agenti di polizia addetti ai commissariati della città eran più che sufficienti ad invigilare tali riunioni di popolo ex officio; ma anche quando le Comunità di Fiesole e del Galluzzo credessero necessario per mantenervi il buon ordine l'intervento di un maggior numero di detti agenti, pareva al Magistrato che non dovesse risentirne aggravio la Comunità di Firenze, come non lo risentiva per il servizio occorrente in tante altre riunioni simili nel corso dell'anno."
Siccome però la Comunità di Fiesole insisté per esser rimborsata, e la questione durò sette anni, così il Magistrato fiorentino per finire una buona volta questa faccenda, nel 30 settembre 1837, tentò di girarla al fisco: ma fu lo stesso che toccar la coda al diavolo. Infatti questi, con ministeriale del 1°dicembre, dichiarò "che destituta di legale fondamento sarebbe da riguardarsi qualunque innovazione alle consuetudini invalse fino da remotissima epoca e tutt'ora vigenti.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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