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      Di tutto questo, non rimase che l'uso d'attaccare dietro alle donne una scala di foglio: e non c'era pericolo, come non c'è oggi, che i ragazzi di Firenze, così rompicolli, se ne dimenticassero. Era una vera cuccagna per essi il giorno di mezza quaresima. A branchi di dieci o dodici se ne stavano appiattati dietro una cantonata o ai crocicchi delle strade, anche centrali, ma specialmente in Mercato Vecchio, nei Camaldoli di San Lorenzo e nei quartieri più poveri, con la scala pronta in mano, il suo bravo spillo piegato per far più presto ad attaccarla, incitati dai ragazzi grandi delle botteghe che ci si divertivano senza fine, perché si rammentavano di quando essi stessi facevano quel bel lavoro, che non di rado fruttava loro una bella labbrata.
      Appena passava qualche serva, o qualche vecchia, il più audace si staccava dal gruppo; e in punta di piedi, quasi avesse timore di svegliare chi egli pedinava, con gli occhi intenti come un ladro, col tremito per la paura d'essere scoperto, e ricomponendosi a un tratto col viso bianco, al primo movimento brusco che vedeva fare, si curvava trattenendo il respiro con le braccia tese, e la scala che sventolava fra le mani; quindi cogliendo il momento propizio, staccava una corsettina e l'attaccava urlando raggiante di gioia: - La l' hae!... la l' hae!... -
      E un coro di fischi dei compagni del prode, e di risate di coloro che passando avevan veduto ciò che il ragazzo stava facendo, avvertiva la vittima della burla fattale; ed essa si voltava invelenita strappandosi la scala e minacciando gli insolenti, che le' rispondevano con un'altra fischiata e trattandola male.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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