Si chiamò "sopra a porta" perché costruita, avanti il mille, fuori del primo cerchio delle mura.
Alcuni storici vogliono invece che quelle pietre il Pazzi se le tenesse per sé, e che stessero per molto tempo in casa sua, "tenute da tutti in grande stima e venerazione." Ogni anno, per il sabato santo, la famiglia le esponeva in una cappella, e in tal giorno se ne traeva da esse il fuoco, col quale alle persone devote si accendevano i lumi, che esse portavano a casa e si chiamava dare il fuoco santo, "al modo si faceva in Jerusalem." Aumentando in Firenze la devozione per quelle pietre, la famiglia Pazzi, forse per levarsi una seccatura, le depositò, essa e non la Signoria - secondo gli storici dissidenti - nella chiesa di Santa Maria sopra porta, "accanto all' ufizio de' capitani di parte guelfa." Fu allora perciò, che la Repubblica ordinò che il priore di quella chiesa dovesse trarre il sabato santo da quelle pietre il fuoco per accendere le facelline che i popoli con vera frenesia accorrevano ad accendere, essendo stimato a grande onore l'essere il primo. Nella prima metà del 1300 una tal sorte toccò ad uno della casa Pazzi. la quale ne fece "allegrezze grandi;" e l'anno seguente, per solennizzare tale funzione con maggior pompa, ottenne dalla Signoria licenza di accompagnare la processione del fuoco santo a Santa Reparata - il Duomo - con molti fuochi, detti allora fuoco greco. Ma non bastando in avvenire alla famiglia Pazzi - la quale minacciava di vo1ere onorare fin troppo il suo casato - nemmeno quella prova di esultanza, chiese alla Signoria di potere a proprie spese costruire una macchina o carro, alla quale dar fuoco il sabato santo col fuoco benedetto dinanzi a Santa Maria del Fiore, al suono delle campane ed all'intonazione del Gloria in excelsis Deo.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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