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      La festa del Corpus Domini non fu mai per nessun grave motivo tralasciata; né per cagion d'intemperie, o per contagio, o per guerre, e nemmeno all'epoca dell'assedio.
      Il giorno, dopo vespro, si faceva dai frati di Santa Maria Novella un'altra processione colla reliquia, nientemeno, del dito di San Tommaso d'Aquino, in memoria dell'avere egli scritto l'ufizio del Corpus Domini.
     
      Venendo ora all'epoca più moderna di cui ci occupiamo, bisogna dire che la processione del Corpus Domini in Firenze per importanza e per celebrità si manteneva sempre una specie di avvenimento. Se ne parlava anche un mese dopo; e i ragazzi non sapevan concepire una cosa più bella di quella. La città vi si preparava tre giorni prima, cominciando a mettere lungo il percorso della processione, nelle vie in cui all'ora della festa vi batteva il sole, alcune tende d'alona, da una parte all'altra della strada, all'altezza d'un primo piano per riparare coloro che vi prendevano parte.
      Nelle piazze, come in quella di San Firenze, del Granduca e di Santa Maria Novella, le tende si mettevano tirate su tante abetelle, a guisa di scenario dalla parte del sole.
      La mattina verso le sette e mezzo "i Signori priori nobili e cittadini della Comunità civica di Firenze" si riunivano con le altre magistrature nelle stanze dell'Orfanotrofio del Bigallo, e quindi si recavano nella chiesa della Metropolitana, per prender parte alla processione. Il Sovrano col seguito andava al Duomo in tre carrozze di gala, preceduto dal battistrada e seguito dalle Guardie nobili vestendo la cappamagna di Gran Maestro dell'ordine di Santo Stefano.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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