Lungo tutto lo stradale, le facciate delle botteghe venivan parate di stoffa rossa e gialla, e per terra ognuno di fronte alla casa o alla bottega, spargeva la fiorita di ginestre, di ciocche di bossolo, di foglie di lauro, d'alloro e di rose sparpagliate, che i contadini venivano apposta a vendere a Firenze col sacco sulle spalle.
Per quelle strade era un continuo vocio di venditori ambulanti di certe paste chiamate trombini e ciambelloni, di semenza, di biscottini e di cartocci d'anacini, che i babbi compravano ai ragazzi, se no non davan pace. Qua e lą banchi di acquacedratai offrivan da bere per un "quattrino" l'acqua diacciata con lo schizzo, ossia col fumetto.
La processione, alla quale prendevan parte tutte le parrocchie della cittą, le compagnie e confraternita coi fratelli incappati, e tutte le fraterie, usciva di chiesa la mattina dopo le otto ed entrava in San Giovanni, uscendo dalla porta difaccia al Bigallo. Quindi sfilando in Piazza del Duomo e dal Sasso di Dante, entrava in Via del Proconsolo; e per la Piazza San Firenze, Via dei Leoni e Via della Ninna - dove "le Reali Sovrane stavano a vederla alla solita terrazza del quartiere di Papa Leone X in Palazzo Vecchio recandovisi dal corridoio delle Gallerie" - la processione sboccava in Piazza del Granduca rasentando la Loggia dell'Orcagna, che si chiamava ancora Loggia de'Lanzi, tutta parata nell'interno, d'arazzi antichi bellissimi.
La guardia usciva fuori mettendosi a ginocchio a terra, col fucile a sinistra e la mano destra al casco in segno di saluto.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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