Quivi moltissime fastella di scope quella sera si abbruciavano, dove la più scelta baronìa, a fare alle tizzonate divertivasi, e sulla torre del Palazzo medesimo ardevano bombe, girandole e razzi, e nel vasto salone di quello - detto il salone de' Cinquecento - il giorno seguente, allegri balli di gioventù d'ogni sesso dei vicini villaggi facevansi, i quali forse per la troppa frequenza di parentadi che in tale occasione imbastivansi, o per troppo cooperare al moltiplico dell'uman genere furon del tutto vietati." E dopo avere anche il Fagiuoli descritto il palio conclude: "Così in tal giorno si tripudia e festeggia e sventola in cima del gran campanile quella benedetta bandiera, che fa sbucar fuori certi vipistrelli, che non vedeansi di giorno; e molte altre cose fannosi insomma d'allegrezza e di spasso."
Passando ora a parlare delle feste di San Giovanni nel secolo decimonono, che può dirsi la terza epoca, si vedrà quanto differenti fossero, e come ci si avviasse a lasciarle cadere in disuso.
Otto giorni prima venivano annunziate le feste per mezzo del famoso carro detto Brindellone, tirato da due cavalli montati da un postiglione in costume, preceduto da un trombetto municipale e da un donzello pure a cavallo, vestito tutto di nero, con la lucerna, che bandiva al popolo la festa, fermandosi a tutti i canti a leggere il foglio, contenente la formula dell'annunzio per i quattro quartieri della città.
Nel 10 aprile 1782 il Magistrato deliberò di fare intervenire nel giorno del patrono "il carro maggiore detto di San Giovanni come un omaggio che si rende al Sovrano;" e prese un locale a pigione per riporvi quel carro o Brindellone che dir si voglia.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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