Ma a forza di far correr quella specie di carcasse mezze rovinate, nelle tre carriere e per di più nei quattro giorni di prove, si urtavano e si arrotavano sconquassandosi in modo che la vernice coppale soltanto non bastava a farle star più ritte. Perciò il Magistrato, nel 1824, si trovò costretto a rifar le bighe nuove. E mentre era impensierito per la grave spesa alla quale la Comunità andava incontro, come se San Giovanni gli avesse fatto la grazia, capitò una fortuna insperata. Nientemeno che la Comunità di Pisa offerse in vendita le sue, che non adoprava più. Per conseguenza, il Magistrato civico di Firenze, tutto giulivo, incaricò subito l'ingegnere Veraci di riferire intorno alla offerta fatta delle quattro bighe - per il prezzo di 400 lire toscane ciascuna - le quali avrebbero "potuto servire per le corse annuali del palio dei cocchi." Il rapporto del Veraci, presentato nell'adunanza del Magistrato del 31 maggio di quell'anno, dimostrava la convenienza di tale acquisto, essendo le dette bighe "formate di buon modello e costruite con la maggiore stabilità." Per conseguenza, venne dai signori Priori deliberato di risparmiare la spesa occorrente "per rimontare i vecchi carri" e di procedere invece all'acquisto delle quattro bighe di Pisa per il prezzo ciascuna di 400 lire "compresi i finimenti e il vestiario, qualora non riuscisse di diminuire il detto prezzo." Ma come suol dirsi, nella faccenda di quell'acquisto costò più il giunco della carne; ed il Magistrato che nell'anno successivo si vide presentare dall'ingegnere Veraci un conto di "ottomilaquattrocentonovanta lire per i restauri ed ornamenti fatti alle dette bighe per renderle atte all'uso destinato" andò su tutte le furie.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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