Dopo il palio dei cocchi, l'anfiteatro e la piazza si vuotavano, e tutta la folla si riversava in Lungarno per assistere ai famosi fuochi tanto agognati, tanto desiderati.
I fuochi d'artifizio della vigilia di San Giovanni si incendiavano ab antiquo sulla torre di Palazzo Vecchio, e consistevano in razzi, bombe e girandole; mentre sulla Piazza si bruciavano le fastella, uso ormai rimasto soltanto nelle campagne lontane, sui poggi o sui prati dinanzi alle ville.
Ma siccome si vide col tempo che la Piazza della Signoria era troppo ristretta per contenere tanta gente che accorreva a Firenze per goder di quel fragoroso spettacolo, nel 1827 si pensò dal Magistrato civico di trovare un'altra località più adatta; e dopo matura riflessione, come la gravità del caso esigeva, fu stabilito d'allora in poi d'incendiare i fuochi sul Ponte alla Carraia.
Bisognava però eseguire un castello o macchina, dove poterli disporre. Sulla torre di Palazzo Vecchio si faceva bene; perché non c'era bisogno d'armature, e più solida di quella non si poteva trovare; occorreva dunque provvedere la macchina necessaria. Il Comune che si trovava di fronte a quest'ostacolo, che a quei tempi pareva insuperabile, diede un'importanza tale alla macchina dei fuochi, più che se si fosse trattato di rifar la cupola del Duomo!
A crescer l'imbarazzo per la sollecitudine che ci voleva, giunse il sovrano rescritto del 26 gennaio 1827, con cui S. A. I. e R. si era degnato di approvare "che i fuochi d'artifizio per le ricorrenze che dovevano incendiarsi, fossero traslocati dalla Piazza detta del Granduca e dal Palazzo Vecchio, al Ponte alla Carraia.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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