Del Rosso. Questi diceva a tanto di lettere di "non aver ritrovato di suo interesse e convenienza il detto donativo, e che egli si limitava soltanto a domandare il rimborso delle spese vive, ascendenti a lire 112.6.8, delle quali il Magistrato un po' imbroncito ordinò il pagamento; e nell'adunanza successiva autorizzò il Gonfaloniere "a fare ritratto per quel maggior prezzo" che avesse potuto trovare, dello spillo rifiutato dall'architetto Del Rosso.
Dall'anno 1827 dunque, si cominciò ad incendiare i fuochi sul Ponte alla Carraia; ed il Magistrato dispose per qualunque evento che su due barchetti durante i fuochi, e per tutta la durata della illuminazione in Arno, vi stessero "quattro uomini in qualità di nuotatori" rimborsando per loro a Leopoldo Merlini la somma di sedici paoli. Oltre a queste, vi erano quella sera in Arno altre due barche coi birri per mantenere il buon ordine, i quali si conoscevano dalla tracolla di pelle con la sciabola.
Il Comune, per render più gaia la festa, corrispondeva altresì la somma occorrente per le due bande che stavan ciascuna sopra un palco formato da due navicelli del Pignone.
Delle luminarie in Arno, ben pochi oggi si ricordano; ma quando si usavano, quel tratto del fiume da Santa Trinita alla Pescaia era come una visione fantastica, una fantasmagoria abbagliante. Le padelle che illuminavano internamente le spallette, mandavano tanti riflessi, che l'acqua mossa dai remi di centinaia di barche, rendeva abbaglianti e stranissimi.
Tutto quel tratto dell'Arno era gremito di barche illuminate e di navicelli addobbati, che venivano apposta da Pisa, e andavan dietro alle molte orchestre e alle bande di campagna, che rendevano più briosa la festa.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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