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      Alla prima pariglia vi era un cavalcante con stivali grossi di cuoio alla moschettiera e internamente tutti imbottiti per preservarlo in caso di caduta del cavallo dalla frattura della gamba, come era avvenuto altre volte.
      La carrozza era preceduta da due lacché a piedi con una mazza col pomo d'argento, ed indossavano una specie di giustacuore con un gonnellino così carico di ricami e galloni d'argento, che quasi non si vedeva la stoffa. Avevano i calzoni corti bianchi, le calze di seta bianca, e scarpine verniciate con guarnizioni di frangia d'argento sulla fiocca. Dopo di essi, venivan gli staffieri con livree di gala tutte gallonate e quindi i due cacciatori con uniforme e calzoni verdi a guarnizioni d'oro; lucerna con penne verdi, tracolla d'un gallone largo d'oro e al fianco il paloscio.
      Dietro alla carrozza del Granduca, ai lati della quale cavalcava il Guardasportello, e il Brigadiere delle guardie nobili in gran tenuta, facevan seguito altre cinque carrozze a sei cavalli, ove erano le Arciduchesse, i Maggiordomi, le Dame e i Ciambellani di servizio.
      Sulla porta del Duomo l'Arcivescovo col clero era a ricevere i Sovrani, e dava loro la benedizione accompagnandoli poi fino all'altar maggiore, ove prendevan posto sotto il trono eretto a sinistra, con l'inginocchiatoio e le poltrone di velluto dorate. Stavano di sentinella ai quattro lati le guardie nobili.
      La messa era cantata dall'Arcivescovo, e alla elevazione, le truppe che erano in parata sulla piazza, facevano i tre spari di prammatica.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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