Ma l'usanza delle feste eseguite da privati, fu ripristinata all'epoca del regno d'Etruria, e una fu quella della "cocchiata" in Via del Cocomero - oggi Via Ricasoli - nel dì 15 agosto. Ne chiedeva l'autorizzazione l'impresario del teatro del Cocomero, al quale veniva concesso di costruire un palco davanti alla porta del teatro: e nel giorno successivo, ebbe luogo la consueta corsa di cavalli sciolti, facendo dar le mosse dalla Piazza di San Marco fino alla Piazza del Duomo, e seguitando da Santa Maria Maggiore fino al Canto del Mondragone, che era il punto della ripresa.
Parliamo ora della corsa dei barberi come si faceva negli ultimi tempi.
Prima di tutto, per San Giovanni e per gli altri palii di San Pietro e di San Vittorio, i priori eleggevano un nobile "col carattere di giudice alle mosse;" e un altro nobile "col carattere di mossiere, per soprintendere al buon ordine della scappata ai termini della tratta."
Quindi si faceva affiggere la solita notificazione, perché "a scanso d'ogni disordine che potesse nascere dalla effrenata licenza che abusivamente si arrogavano i palchisti ed altre persone poco esperte di erigere dei palchi senza la debita stabilità," questi non potessero essere costruiti senza la preventiva visita dei provveditori di strade; e nessuno "si facesse lecito di erigere palchi con capre e amovibili panche." Inoltre "per mezzo dei fogli pubblici" si invitavano i proprietari a dare in nota per il palio "i cavalli buoni, esclusi i cosiddetti cavallacci."
A cura del Comune si stampavan novecento copie della lista dei barberi, spendendo ogni anno centottanta lire "per carta, stampa e doratura" da pagarsi al litografo Teofilo Salucci, il quale doveva pensare ad accomodare o rinnovare il vecchio disegno in pietra degli ornati.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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