Otto giorni innanzi, i barbereschi portavano i barberi per lo stradale del palio per insegnarglielo; e per San Giovanni, terminato appena il corso delle carrozze, prima del palio partiva dalla Porta al Prato il carro di San Giovanni, che andava alla Porta alla Croce percorrendo tutto lo stradale.
Le ciane e le tessitore di Via Gora, di sul Prato, di Palazzuolo e di quei pressi, facevano un baccano enorme, dinanzi alla porta dello stanzone di dove doveva uscire il Brindellone; e quelle delle finestre facevano a gara, spenzolandosi, per arrivare a toccare il santo, che si dondolava in cima all'antenna.
Intanto dalla Porta alla Croce partivano i barberi portati a mano, con le perette tirate su e col numero grande fatto col bianco sui fianchi, per venire alla scappata sul Prato, condotti ciascuno da due barbereschi. Uno dei più famosi fra questi, era un tal Ceccherini, un pezzo d'omone che li teneva più forte degli altri, ed era rinomato per la malizia che aveva, strada facendo, di bagnar le narici al cavallo, con una spugna inzuppata nello spirito.
Generalmente correvano dieci e anche dodici cavalli; e quand'erano arrivati tutti alla Porta al Prato dove gli tiravano il canapo, allora si rizzavano come demonii. I barbereschi, che stavan lì in fila tra quei cavalli che sculettavano, sbuffavano non tenendo ferma un momento la coda, legata e fasciata con un nastrino rosso, si trovavan sempre con la morte alla gola; poiché spesso taluno di loro cascavano tra le zampe delle bestie indiavolate, e mezzi morti li portavan di corsa a San Giovanni di Dio.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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