Curioso spettacolo era quello delle donne con le pezzuole gialle a fiorami al collo, e le pettinature alte, con una cipolla vera fra' capelli sulla nuca per far la crocchia più grossa, srotolare il panno per misurarlo via via agli avventori, i quali dicevano loro, perché non rubassero dalla misura: "Non vi tagliate le dita!" oppure: "Vi siete confessata, maestra?" Col panno, facevano poi lenzuoli, tovaglie, asciugamani, salviette e fasce da bambini. Né meno curiosi erano i battibecchi sul prezzo, e l'aria compunta che prendevano, di donne sacrificate, quelle machione che la sapevan più lunga del diavolo. Nessuno però andava via scontento; perché esse avevano una maniera da incantare. Una certa Coppini di Pistoia, soprannominata la Trogola, per furberia rivendeva tutte l'altre; essa la sapeva far cosi bene, che non era possibile andar via da lei senza comprare.
L'idea di risparmiare più che alle botteghe, comprando alla fiera, - idea, che, del resto, le massaie l'hanno tuttora - faceva fare ottimi affari a quelle donne, che dopo otto giorni se ne tornavano a casa piene di quattrini, dopo avere smaltito quasi tutta la mercanzia.
Coloro che credevano d'aver fatto una bella chiappa - come si usava dire allora - e d'aver comprato tessuti soltanto di lino o di canapa, si trovavano spesso delusi; ma non facevan come l'asino, che quando c'è cascato una volta, la seconda non ci ricade; ci tornavano invece con più fiducia di prima.
Il requisito principale e per il quale venivan ricercati i tessuti delle fiere in Piazza della Santissima Annunziata, era quello - di cui tutti eran tanto gelosi - che il lino era filato a rocca e bagnato con la saliva.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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Coppini Pistoia Trogola Piazza Santissima Annunziata
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