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      La scusa della religione copriva ogni bisogno.
      E meno male per quelli che erano in chiesa; lì non osavano i giovani allegri d'andare a far gazzarra; il peggio era per i rifugiati nei chiostri e sotto il loggiato.
      Tanto quelli in chiesa, che quelli fuori, finché non veniva loro sonno, cantavano inni alla Madonna ed altre preci; ma per le voci discordanti, per le cadenze e le cantilene noiose di tanta gente, invece di un atto di devozione pareva una cosa burlesca, fatta per chiasso. Per conseguenza, i fiorentini, la sera del 7 settembre si recavano in folla all'Annunziata a godere dello spettacolo, e farvi le più matte ed allegre risate.
      Molti giovani si mescolavano fra i contadini urlando anch'essi e ripetendo ad alta voce gli spropositi che quelli dicevano. E di lì epigrammi e facezie senza ritegno, e un baccano come di carnevale.
      Per martorizzare maggiormente que' disgraziati, i giovani più insolenti portavano certi fischi di coccio che mandavano un sibilo così acuto da far assordire; e come se quei montagnoli fossero stati tante statue, gli fischiavano a tutto spiano negli orecchi, senza pietà né misericordia. E dire che anche loro ci ridevano!..
      La scena però non mancava di un effetto singolarmente fantastico e pittoresco. Siccome tutto quel diavoleto si faceva di notte, in quella circostanza s'inventarono le fierucolone - da fiera - e che poi il popolo disse rificolone.
      Specialmente in Piazza dell'Annunziata ed in Via de' Servi ve n'erano delle migliaia; e formarono una vista bellissima, perché anche dalle finestre delle case, nelle prime ore della sera fino a notte inoltrata, si tenevano fuori le rificolone.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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