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      Non mai come allora, la religione servė di copertina ad ogni sorta di licenze, venendone l'esempio dalla Corte, bigottissima e corrotta.
      In Duomo celebrava monsignore Arcivescovo, in San Lorenzo monsignor Priore mitrato che, aveva il privilegio, come lo ha tuttora, di celebrare pontificalmente.
      Quando la messa era al Gloria, la quiete della notte veniva ad un tratto interrotta dallo scampanėo sfrenato di tutte le chiese. Le campanuzze dei monasteri e delle compagnie, innumerevoli fino all'epoca di Pietro Leopoldo, col loro suono pettegolo e stridente, urtavano i nervi, aumentando il frastuono generale.
      La mattina di Ceppo, il Granduca andava con tutta la Corte al Duomo ad udire le tre messe di rito. Era fuor di misura sfarzoso il seguito delle carrozze a sei cavalli riccamente bardati, e splendida era la scorta delle Corazze o guardia dei cavalleggeri.
      Il capitano delle Corazze era generalmente un nobile, ma doveva essere un bravo soldato. Il portamento di quella bella truppa era imponente e maestoso. Gli elmi e le corazze lucenti, le lunghe lance senza banderuola, lo scalpitėo, il nitrire dei forti cavalli ungheresi, la maggior parte morelli, dalla lunga coda, le gualdrappe di vivi colori, tutto contribuiva a render maggiore l'effetto di quella superba cavalleria.
      I soldati, dal cui fianco pendevano belle e lunghe spade con impugnature variate, parevano pių alti assai sulle grandi selle che usavano a que' tempi. Avevano gli stivali ad imbuto; e le brache quasi sempre di velluto, ornate di galloni d'oro o d'argento e che ognuno portava di un colore a piacere; come le maniche dei giustacuori.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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