Ai tempi del Savonarola, come reazione contro le prediche e i rigori di lui, alcuni giovinastri la notte del sabato santo scoperchiarono gli avelli di Santa Maria Novella per mettere in caricatura la resurrezione di Cristo. E la notte di Ceppo, siccome si banchettava fra parenti ed amici, così, dopo cena, quelle brigate di scapestrati si spargevano per la città con le lanterne e le torce, cantando le ballate provenzali e le canzoni d'amore. Quindi andavano nelle chiese affollate di devoti, commettendo disordini d'ogni genere.
Ma la misura la passarono la notte di Natale del 1498. Costoro entrarono in Duomo con un cavallo tutto rifinito e arrembato, che non si reggeva ritto: ma punzecchiato dalle loro spade si diede a correre in mezzo alla gente genuflessa che scappava spaventata, credendo che fosse giunta la fin del mondo. Quei giovani urlando gli davan dietro, cacciandogli, per solleticarlo meglio, un bastone sotto la coda! Il disgraziato cavallo cadde in terra quasi morto; ed allora lo presero per la coda trascinandolo per tutta la chiesa, messa a soqquadro dagli urli di spavento dei fedeli e dalla gazzarra di quegli scapigliati, che cantavan canzoni oscene e dicevan cose di tutti i colori, in compagnia di donne ascritte all'"Offizio dell'Onestà!..."
Molti scapparono e corsero alla pila dell'acqua benedetta per farsi il segno della croce; ma stettero freschi; perché da quei bricconi erano state empite d'inchiostro! Il cavallo che era poi morto, lo portarono sulla gradinata del tempio, dove rimase fino alla sera di Ceppo e quindi salirono in pergamo con quelle donne: e "lo violarono innanzi a Cristo ove si dice la parola di Dio, e lo imbrattarono.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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