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      Nei capitoli precedenti abbiamo descritto la città di Firenze, e abbiamo accennato particolareggiatamente alle sue abitudini e alle sue usanze, in special modo quando Maria Antonietta venne Granduchessa in Toscana. La città né le abitudini per molto tempo non furono in grazia della Sovrana, forse perché essa non aveva il sentimento innato dell'arte, forse per la mancanza di cultura, che in lei, come Principessa era deficentissima, tanto da includer sempre qualche erroruccio ortografico quando scriveva. Delle lingue straniere non parlava a perfezione che il dialetto napoletano! Cosicché se il Granduca desiderò soltanto la donna, che avesse allietata di nuova prole la reggia, ebbe la grazia senza pregare il santo.
      Infatti, ai primi del 1834 si annunziò officialmente che S. A. I. e R. era incinta; e siccome il parto si prevedeva che sarebbe avvenuto verso la metà di maggio, così il Magistrato civico fu adunato il 7 aprile di quell'anno, per prendere in tempo le opportune disposizioni. In cotesta adunanza il signor Gonfaloniere rappresentò "di avere creduto suo dovere d'interpellare l' I. e R. Governo, come dovesse la Comunità fare le sue dimostrazioni di gioia in occasione del prossimo parto di S. A. I. e R. la Granduchessa, nella circostanza specialmente che non potevano più eseguirsi i fuochi d'artifizio alla Torre di Palazzo Vecchio, come si era praticato in addietro in tutte le occasioni di parti delle RR. Granduchesse;" e soggiunse che il Governo aveva convenuto "si abbandonasse un tal sistema, e si sostituisse quello d'illuminare tutta la città con invitare gli abitanti della medesima a tale illuminazione.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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