Il bello era però, che nemmen loro capivano i fiorentini, i quali rimanevan mortificati; poiché sapendo di parlar la vera lingua italiana si sentivan dire ogni poco: - Nun ve capisco; e che ne saccio io ?!
I servitori napoletani avevano un giubbetto turchino a falde corte, con le manopole e il bavero color amarante; cappello a tuba e pantaloni lunghi. Nell'insieme eran piuttosto buffi. Gli staffieri di Corte li portarono a veder la città, e fra loro diventarono amiconi: poiché la maldicenza che naturalmente facevano a carico dei padroni, e il racconto di tante cose che nessuno, altri che loro potevan sapere, anche in dialetto o in qualunque altra lingua, s'intendevan benone.
Il 21 aprile fu cominciato un triduo con esposizione del Santissimo nella cappella di Corte "per implorare un felice parto dell'Augusta Granduchessa" al qual triduo "per ordine superiore facevano l'ora d'orazione gli impiegati della Corte, dalle sette antimeridiane alla benedizione, la sera."
Il Granduca e la Corte aspettavano con ansia il momento del parto, sperando che finalmente con la nascita di un principe fosse assicurata la successione al trono di cui il buon uomo si preoccupava tanto, senza supporre che sarebbe stato, un giorno, tutto tempo e fiato sprecato!
Nel frattempo, il 18 maggio, dopo lunga infermità, morì la figlia minore del Granduca, Maria Massimiliana, l'ultima nata dalla defunta granduchessa Maria Anna. Ciò parve di triste augurio, per quanto tale sventura fosse attesa da un momento all'altro: ma avvenuta per l'appunto in quei giorni, contristò l'animo di Leopoldo, che non era davvero uno spirito forte.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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