All'ora stabilita arrivò l'Arcivescovo, accompagnato dai suoi cerimonieri e dai ciambellani. "Al primo ricetto" fu ricevuto dal priore di Santa Felicita, e dai cappellani di Corte; e nel secondo dal ciambellano capitano Giuseppe Campi, che lo condusse nella prima stanza della Galleria de' quadri, dove si riunirono tutti gli ecclesiastici.
La nobiltà senza spada, e la cittadinanza, fu ricevuta dai Taù dei cavalieri di Santo Stefano.
Alle sei, l'arciduchessa Maria Luisa, preceduta dal furiere e dagli uscieri ed in mezzo a quattro guardie nobili, dal suo Maggiordomo maggiore e dalla Maggiordama, col treno dei ciambellani e delle dame del suo seguito, andò all'appartamento della Regina di Napoli, che l'attendeva; e tutt'e due con doppio seguito di ciambellani e di dame si recarono alla stanza da letto della reale puerpera, dove l'aspettava Leopoldo II, che si trattenne con la suocera qualche minuto in colloquio particolare, intanto che nella sala della funzione si facevan collocare dai ciambellani, nei posti assegnati, le cariche di corte, i ministri, le dame, la nobiltà, ecc.
Quando tutto fu in ordine, il Gran Ciambellano ne avvertì il Sovrano, che si diresse subito a quella volta. Gli staffieri formavano due ali dal secondo "ricetto" alla sala. Apriva il corteggio per recarsi alla sala dove si sarebbe amministrato il battesimo, un usciere e il sottofuriere; quindi i paggi coi loro precettori; i camerieri, il furiere, i ciambellani e i consiglieri, il Sovrano e la Reale Comare (la Regina di Napoli). Dopo di essi la granduchessa Maria Ferdinanda e l'arciduchessa Maria Luisa coi loro maggiordomi.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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