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      Inoltre il detto contratto stabilisce che quando splende la luna piena, o quasi piena, le lanterne debbono rimanerespente (meno quelle permanenti che costituiscono la prima classe P).
      Per secondare tale disposizione e per impedire che l'accensione non sia inopportunamente ritardata o anticipata, io chiesi ed ottenni dalla gentilezza del cav. Amici, professore di astronomia nel R. Museo di Fisica, una tavola del sorgere e del tramontare della luna, della quale mancano i lunari toscani.
      Con questo elemento, e giudicando come si era sempre fatto per le illuminazioni a olio, che la luna due ore circa dopo il suo sorgere, e due ore avanti del suo tramontare, fosse tanto alta da rendere inutile ogni altra luce artificiale, si formò in questo uffizio l'orario dei quattro mesi dell'anno decorso. Ma l'esperienza fece tosto conoscere che quella consuetudine era troppo difettosa, inquantoché la luna dall'essere australe o boreale, mette più o meno tempo ad alzarsi al medesimo grado sul nostro orizzonte. E perciò fu ravvisato necessario l'altro elemento dell'ora in cui la luna si trovi all'altezza di venti gradi nelle ultime quattro sere del suo secondo quarto, e nelle prime cinque sere successive del plenilunio.
      Non volendo abusare della bontà del professore Amici, mi diressi al signor Mariano Mangani, addetto all'Osservatorio delle Scuole Pie, perché facesse i calcoli necessari, ed egli corrispose al mio invito, ponendomi così in grado di far compilare con maggior precisione l'orario del 1846.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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