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      Dopo il fermento di Roma, contribuivano assai a questo stato di cose le dimostrazioni di Livorno, centro d'azione del partito liberale; le quali dimostrazioni - che allora erano una novità - si convertivano spesso in tumulti come avvenne il 20 giugno 1847, in cui fu cantato il Te Deum in Duomo, per celebrare l'anniversario della elezione di Pio IX. Cotesto giorno fu forse il più serio; perché, dopo il Te Deum, molti dimostranti si recarono al Consolato pontificio, alternando fischi ed applausi; e quindi andarono al palazzo del Governatore facendo una gazzarra tale, da render necessario l'intervento della truppa. Il colonnello Laugier, alla testa di 1400 soldati, avrebbe voluto far uso della forza; ma il Governatore avendolo impedito, mise nella condizione il Laugier d'essere d'allora in poi il bersaglio della plebe livornese.
      Egli non poteva più uscir fuori senza venir fatto segno a grossolane ingiurie, e a contumelie d'ogni genere.
      Questi fatti riscaldavan sempre più l'animo dei fiorentini, molti dei quali dimostrarono più civilmente i loro sentimenti, prendendo parte alla sottoscrizione per offrire "una ricca spada d'onore" a Giuseppe Garibaldi, che allora si designava soltanto come emigrato genovese, amico di Mazzini e "condottiero dei Legionari italiani a Montevideo, ove pugnò da forte contro Rosas dittatore."
      Quella spada di "squisito valore" fu opera dell'artefice Francesco Vagnetti; e per non entrare in impicci con la polizia, portava il motto: L'Italia a Garibaldi.
      Prima di spedirla, la spada fu esposta al pubblico nella bottega del Vagnetti in Borgo Sant'Jacopo, e si può dire che vi accorresse tutta Firenze a vederla.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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