Ma i clericali e i codini che si videro perduti, seminarono la zizzania; e la diffidenza si fece strada nell'animo dei meno zelanti, i quali, còlti nel lato più debole dell'interesse, si affollarono in massa a ritirare i denari depositati alla Cassa di Risparmio, mettendo in serio imbarazzo i direttori di essa. Impressionato il Governo degli effetti che questa cosa poteva produrre, non ne nascosero al Granduca la gravità; ed egli per rassicurare gli animi dei più paurosi, depositò alla Cassa di Risparmio una grossa somma della sua cassetta privata, e così il pericolo ad arte creato dai sanfedisti fu scongiurato.
Se i cittadini si abbandonarono alle più vive dimostrazioni di gioia la sera del 4 settembre, molto più vi si abbandonarono il giorno seguente. Fin dall'alba sul campanile di Giotto sventolò al nuovo sole la bandiera fiorentina bianca e rossa, e attorno al Duomo si riunirono tutti quei cittadini zelanti ed ambiziosi di servire la patria, che si sarebbero arruolati nella Guardia civica. In breve tempo ascesero a qualche migliaio: ed ordinatisi a guisa di compagnie, preceduti da varie bande musicali, dalla bandiera nazionale, e da quella pontificia e greca, si mossero ordinatamente per andare a Palazzo Pitti.
Appena mossi però, si imbatterono in una numerosissima comitiva di campagnuoli, che domandarono di unirsi a quei cittadini, pregandoli di accoglierli come fratelli. L'entusiasmo raggiunse i limiti non della frenesia, ma della pazzia addirittura. Il popolo era in delirio: fu un abbracciarsi, uno stringersi di mani commoventissimo, indimenticabile.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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