Tutta la popolazione, quella domenica, era nelle vie festante, gaia, come non c'era ricordo. Le compagnie improvvisate, alla testa della numerosa dimostrazione, nel recarsi in Piazza Pitti fece un giro per la città muovendo da Piazza del Duomo; quindi per Via de' Servi, Piazza della Santissima Annunziata e Piazza San Marco entrò in Via Larga (Cavour), dove applaudì alla casa dei Poniatowski, perché polacchi; a quella del marchese Carega, ministro di Carlo Alberto; e al cavalier Morrocchi, che faceva da Gonfaloniere. In Via de' Martelli la dimostrazione si fermò dinanzi al Padri Scolopi, che rappresentavano la libertà della istruzione unita "alla soda religione" ciò che forma "la salute dei popoli." Da Via Calzaioli traversando Piazza del Granduca, applaudì a' soldati di linea che montavan la guardia a Palazzo Vecchio; e poi per Via Por Santa Maria andò in Piazza Pitti. Qui lo spettacolo fu imponente e grandioso senza fine. Il giubbilo, la contentezza e l'entusiasmo non ebbero più limiti. Le bande suonavano Dio sa che cosa, fino a stordire; ma non ci si badava. S'era tutti fratelli, c'era la Guardia civica, e questo bastava. Gli applausi andavano al cielo, gli urli, le acclamazioni senza tregua, senza respiro, dovevan sentirsi da lontano qualche miglio.
E tutto quel baccano, quel frastuono, quella specie di fin del mondo, raddoppiò, se era possibile, quando al terrazzino del primo piano si affacciò il Granduca in mezzo ai due piccoli principi, Ferdinando e Carlo, "future speranze del paese," come credevano allora.
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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze 1899
pagine 714 |
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