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      Furono più di settantamila le persone spicciole venute da tutte le parti della Toscana: per conseguenza è facile immaginare che cosa di imponente, di grandioso e di sbalorditivo fu la giornata del 12 settembre 1847.
      Siccome vollero prender parte a questa festa anche tutti gli stranieri che si trovavano in Firenze, così fu stabilito che essi si riunissero sotto gli Uffizi, dove era assegnato con un cartello lo spazio per ogni nazionalità. C'erano svizzeri, greci, inglesi, prussiani, francesi e moltissimi americani.
      La dimostrazione si raccolse dopo la messa e il Te Deum in Duomo: e quindi, compatta, pigiata, fino a soffocare, girò tutta Firenze mettendoci più di tre ore a passare. Era un urlare, un applaudire, un suonare frenetico, assordante, continuo, da non capir più nulla, da non saper più in che mondo si fosse.
      Parevan tutti pazzi, si abbracciavano, si baciavano urlando evviva, stringendosi la mano, gridando daccapo coi visi accesi, con la voce rauca dal grande urlare, polverosi, stanchi, affranti da non poterne più. E nonostante continuavano a suon di banda a andare, andare, gridando e strillando. Piazza Pitti pareva un campo di teste. Ci si sarebbe camminato sopra come in un prato. Fra le signore più entusiaste che applaudivano dalle terrazze di Palazzo Pitti, fu notata la marchesa Alessandrina d'Azeglio, figlia di Alessandro Manzoni, che per quel giorno si era fatta fare apposta un ombrellino con gli spicchi bianchi, rossi, verdi e gialli, per comprendere anche la bandiera del Papa.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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