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      ...". Il Comandante gli domandò se desiderava prender lui il comando; ma Leopoldo si scusò dicendo: "Faccia lei, faccia lei!..." Quella figura così grottesca, così meschina del Sovrano, fece arrossire i suoi sudditi; quindi il sordo lavorìo dei liberali raddoppiò di zelo e di lena; il sogno desiato era la completa rivolta, l'emancipazione dello Stato da un potere reso odioso, e contro il quale si cospirava.
      Nemmeno quando dopo sette anni l'occupazione austriaca cessò, i fiorentini perdonarono a Leopoldo II di averla voluta: nessuno lo poteva più soffrire, ed impunemente se ne parlava con sdegno. L'esercito toscano, che dovette subire un generale straniero nell'austriaco Ferrari Da Grado, mentre quel posto era riservato al toscano Fortini, si disamorò. Leopoldo II era diventato a poco a poco come Lorenzino de' Medici: non lo voleva né Dio né il diavolo! Quando nel 1857 venne in Firenze Pio IX e che il Granduca andato a riceverlo fuori di Porta a San Gallo entrò poi con Sua Santità in Firenze, non era finito d'arrivare a' Pitti che circolava questo epigramma, attribuito a Vincenzo Salvagnoli:
     
      Esempio di virtù sublime e raroEntrò Cristo in Sion su di un somaro;
      Per imitarlo il nostro Padre Santo
      Entrò a Firenze col Sovrano accanto!
     
      I tempi intanto si facevano più minacciosi per la dinastia lorenese e per l'Austria, ed i popoli fatti più accorti dalla dura scuola del passato, quando si mossero lo fecero con maggior ponderazione, giurando di non lasciarsi più ingannare, e tennero la parola.


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Firenze vecchia.
Storia cronaca anedottica costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 714

   





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