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14. Composizione dei movimenti - A un corpo possono essere impressi due o più movimenti contemporanei, dei quali non sono avvertibili da un osservatore quelli ai quali esso partecipa.
Così se mentre la sfera M (fig. 4) si muove lungo il piano AB, questo viene spostato in basso, il moto effettivo della sfera presenterà apparenze diverse a un osservatore che si trovi sul piano e partecipi alla discesa di questo, e a un altro osservatore che sia in quiete fuori del piano.
 Per ricercare il moto effettivo o risultante del corpo vale il seguente principio dovuto a Galileo:
 La posizione di un punto al quale sono imposti diversi movimenti è in qualunque istante quella che esso occuperebbe se i diversi moti, anzichè contemporaneamente, si producessero l’uno dopo l’altro per la durata medesima.
 Nell’esempio precedente se il piano AB restasse fermo la sfera dopo un certo tempo t si troverebbe, per esempio, in P; invece nello stesso tempo t il piano si sposta in basso di una lunghezza MQ, assumendo la posizione A'B'. Se i due movimenti si compissero successivamente la posizione finale della sfera sarebbe quindi quella segnata M'; la stessa posizione occuperà la sfera se i due moti si compiono insieme.
 La trajettoria del corpo risulta dall’insieme di tutte le posizioni intermedie da esso occupate tra M ed M', ciascuna delle quali è data, come è facile riconoscere, dal quarto vertice del parallelogrammo che ha gli altri tre vertici nella posizione iniziale M e nelle due posizioni, analoghe a P e Q, che il corpo occuperebbe se dei due moti si compisse l’uno o l’altro soltanto.
 
        
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 Galileo
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