Ma la deformazione ha luogo in ogni caso: un corpo pesante distende notevolmente un filo di caoutchouc, ed è per questo allungamento che si sviluppa la forza che controbilancia il peso del corpo e ne impedisce la caduta; se lo stesso corpo è sospeso a una corda di acciaio, anche questa si allungherà per quanto in misura impercettibile, cioè basterà un allungamento molto minore di quello osservato nel caoutchouc perchè si sviluppi una forza sufficiente a impedire la caduta del grave.
Ed è solo in virtù di queste deformazioni, e delle forze elastiche che ne derivano, che un corpo può mettersi in moto come un insieme per l’azione di una forza su alcuni punti di esso; poichè appena cominciano a spostarsi i punti direttamente sollecitati, si sviluppano le forze molecolari tra essi e i punti vicini ancora in quiete, cosicchè si mettono in moto anche questi e così il moto si propaga alle parti più lontane. Se la forza continua ad agire, la velocità del corpo è crescente, e se si potessero misurare le dimensioni con mezzi opportuni, esso apparirebbe deformato nel senso del moto, finchè questo è accelerato. Dovendosi il moto comunicare progressivamente dai punti direttamente sollecitati a quelli più lontani, può avvenire che per un impulso molto energico ricevuto dai primi essi si spostino troppo prima che gli ultimi si mettano in moto - ne risultano delle deformazioni eccessive del corpo che possono anche determinare la sua rottura.
Questo avverrà quand’anche il corpo sia perfettamente libero di muoversi; si spiega così che una lastra di vetro, sospesa a un lungo filo verticale, pur essendo in grado di obbedire al minimo soffio di vento, viene forata nettamente da un proiettile che la investa con grande velocità.
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