E così è senza effetto la forza Q M, che taglia l’asse AB nel punto M, e che tende solo a spostare l’asse trasversalmente o a infletterlo. È quindi inefficace qualunque forza giacente in un piano qualunque che passi per l’asse AB.
Supponiamo adesso che l’asse di rotazione sia normale al piano della figura 16, e si projetti in essa nel punto O. Una forza come la AB, giacente nel piano della figura, potrà produrre la rotazione del corpo in senso inverso a quello degli indici dell’orologio; e un moto inverso tende a produrre la forza CD.
In tal caso si dà il nome di braccio della forza AB al segmento OP che misura la distanza tra l’asse e la forza; e si chiama momento della forza il prodotto dell’intensità della forza (AB) per il suo braccio (OP). Il momento della forza CD sarà quindi CD x OQ.
Il momento misura l’efficacia della forza, nel senso che due forze si fanno equilibrio se hanno egual momento e tendono a produrre la rotazione in senso opposto; così le due forze AB, CD lasceranno in quiete il corpo se si ha
AB x OP = CD x OQ
Se invece le due forze tendono a produrre la rotazione nel medesimo verso, e hanno egual momento, esse producono egual effetto e son perciò sostituibili l’una all’altra.
Se le forze non agiscono in un piano perpendicolare all’asse, ne è solo efficace la componente presa in questo piano; mentre l’altra componente parallela all’asse è di nessuno effetto, per quanto si è visto sopra (fig. 15).
Di tutte queste proposizioni, che vengono dimostrate nei Corsi completi di Meccanica, noi possiamo verificarne qualcuna per mezzo dell’apparecchino della fig.
| |
Corsi Meccanica
|