Si ottiene coi due metodi lo stesso risultato.
Supponiamo, per esempio,che un corpo pesante M sia trascinato di moto uniforme lungo il piano inclinato AB (fig. 34); occorrerà un forza s minore del peso P del corpo. Se lo spostamento totale è AB, il lavoro motore compiuto dalla forza motrice s sarà s x AB; il lavoro resistente compiuto dalla gravità sarà dato da P x BC essendo BC la proiezione del cammino AB sulla direzione (verticale) della forza; ovvero da AB x p, essendo p la proiezione della forza sulla direzione del cammino AB. E siccome noi abbiamo stabilito che per l’equilibrio del corpo sul piano dev’essere
s = p
e la stessa eguaglianza dev’essere verificata se si vuole che il moto di salita sia uniforme, sarà anche
s x AB = AB x p
cioè: finchè il moto lungo il piano è uniforme, il lavoro motore è eguale al lavoro resistente.
In tal caso le forze s e p si neutralizzano, e il corpo procede nella salita per inerzia. Ma mentre nella quiete le due forze non compiono lavoro, nel moto il lavoro è compiuto, finchè dura il moto medesimo. Si vede subito che tra i due casi c’è una differenza profonda: la funzione di far equilibrio a una forza lasciando il corpo in quiete può essere esercitata da una qualunque delle forze di cui ci sono riserve inesauribili nel mondo che ci circonda: così per sostenere un corpo pesante basta poggiarlo su un tavolo o legarlo a una fune, utilizzando le forze di coesione: invece per sollevare anche una piuma occorre una sorgente di forza mobile; e noi vedremo che le sorgenti di forze mobili non sono inesauribili e hanno perciò un valore industriale.
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