L’equilibrio è apparente, poichè in realtà la sfera cava, per il suo maggior volume, subisce una spinta maggiore dall’aria; e difatti portando l’apparecchio sotto la campana della macchina pneumatica, e facendo il vuoto, il baroscopio s’inclina nel senso previsto.
Di questa spinta dovuta all’aria bisogna tener conto nelle pesate di precisione, poichè la subiscono differentemente, quando, hanno volume diverso, i pesi graduati e il corpo da pesare.
Quando la spinta subita da un corpo immerso nell’atmosfera supera il peso, il corpo tende a salire, come un pezzo di legno sott’acqua. Così un involucro di taffetà, pieno di un gas più leggiero dell’aria, come il gas illuminante o meglio ancora l’idrogeno, salirà progressivamente fino a che la spinta subita, la quale diminuisce a misura che l’aria circostante si fa più rarefatta e quindi più leggiera, eguaglia il peso dell’involucro e del gas contenuto.
Su questo principio son fondati gli aerostati (fig. 67) o i semplici palloni di carta (mongolfiere) contenenti aria calda.
Gli aerostati son muniti di un’apertura in basso, che permette l’uscita del gas quando esso tende ad espandersi per la diminuita pressione esterna; invece un’apertura superiore, comandata da una valvola, permette di far uscire lentamente il gas, mentre l’aria ne prende il posto, con che il pallone ridiscende. La forza ascensionale, che spinge l’aerostato a salire, è la differenza tra la spinta e il peso totale dell’aerostato. Quest’ultimo può essere diminuito, quando occorra salire più alto, buttando dalla navicella dei sacchetti di sabbia che l’aeronauta porta con sè.
| |
|